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Il 2022 è l’anno dei suicidi in cella

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Il 2022 è l’anno dei suicidi in cella. Antigone: «È emergenza salute mentale»

Mai così tanti suicidi in carcere come quest’anno. Il 2022 si preannuncia l’anno con il numero più alto di persone che si sono tolte la vita dal 2009, quando i suicidi hanno raggiunto quota 72. Da gennaio a oggi, invece, se ne contano già 66 a cui si sommano altre 60 morti per cause diverse, alcune ancora da accertare.

«Basta morti in carcere», hanno detto a gran voce gli attivisti di Antigone che ieri, 4 ottobre, hanno tenuto un sit-in davanti al tribunale di Palermo a cui hanno preso parte anche i famigliari di Samuele Bua e Roberto Pasquale Vitale, morti suicidi nel carcere Pagliarelli di Palermo, e la madre di Francesco Paolo Chiofalo, detenuto nel penitenziario palermitano e deceduto per cause da accertare. Alle istituzioni si chiede di intervenire su una situazione che, dal 2000 a oggi, conta 3.500 decessi di cui 1.240 suicidi. A questi numeri, poi, si aggiungono circa mille atti di autolesionismo all’anno, spiega il presidente di Antigone Sicilia Pino Apprendi.

«Sono numeri che dovrebbero far riflettere chi si occupa di giustizia», dice Apprendi: «E invece si è fatta una campagna elettorale nel silenzio perché nessuno dei leader nazionali ha toccato questo tasto, nonostante fosse un periodo molto caldo per i suicidi in carcere». Tra i corridoi degli istituti penitenziari italiani si incrociano storie di vite diverse, molte interrotte troppo presto. Secondo un rapporto di Antigone, infatti, l’età media delle persone che si sono suicidate è di soli 37 anni. La maggior parte dei suicidi si consuma nella fascia d’età tra i 30 e i 39 anni, seguita da quella tra i 20 e i 29 anni.

«Ci sono stati casi di suicidio pochi mesi prima dell’uscita dal carcere», rivela Michele Miravalle, componente dell’osservatorio nazionale di Antigone. Stando al report dell’associazione, inoltre, molte persone che si sono tolte la vita erano ancora in attesa di giudizio. Dodici suicidi avvenuti quest’anno, poi, sono avvenuti dopo brevi permanenze in carcere e “nella maggior parte di questi casi le persone erano affette da patologie psichiatriche”. Quello della salute mentale in carcere può definirsi un’emergenza. «Il problema della salute mentale forse è la grande emergenza del carcere di oggi in Italia», evidenzia Miravalle spiegando che «il 40% delle persone detenute fanno uso sistematico di psicofarmaci». Il carcere, aggiunge «non ha strumenti per affrontare molte di queste situazioni perché c’è un’emorragia di personale professionale sanitario e di operatori di salute mentale che sistematicamente mancano e quindi, spesso, si ricorre allo psicofarmaco senza poter fare null’altro».


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Il 2022 è l’anno dei suicidi in cella. Antigone: «È emergenza salute mentale»

Mai così tanti suicidi in carcere come quest’anno. Il 2022 si preannuncia l’anno con il numero più alto di persone che si sono tolte la vita dal 2009, quando i suicidi hanno raggiunto quota 72. Da gennaio a oggi, invece, se ne contano già 66 a cui si sommano altre 60 morti per cause diverse, alcune ancora da accertare.

«Basta morti in carcere», hanno detto a gran voce gli attivisti di Antigone che ieri, 4 ottobre, hanno tenuto un sit-in davanti al tribunale di Palermo a cui hanno preso parte anche i famigliari di Samuele Bua e Roberto Pasquale Vitale, morti suicidi nel carcere Pagliarelli di Palermo, e la madre di Francesco Paolo Chiofalo, detenuto nel penitenziario palermitano e deceduto per cause da accertare. Alle istituzioni si chiede di intervenire su una situazione che, dal 2000 a oggi, conta 3.500 decessi di cui 1.240 suicidi. A questi numeri, poi, si aggiungono circa mille atti di autolesionismo all’anno, spiega il presidente di Antigone Sicilia Pino Apprendi.

«Sono numeri che dovrebbero far riflettere chi si occupa di giustizia», dice Apprendi: «E invece si è fatta una campagna elettorale nel silenzio perché nessuno dei leader nazionali ha toccato questo tasto, nonostante fosse un periodo molto caldo per i suicidi in carcere». Tra i corridoi degli istituti penitenziari italiani si incrociano storie di vite diverse, molte interrotte troppo presto. Secondo un rapporto di Antigone, infatti, l’età media delle persone che si sono suicidate è di soli 37 anni. La maggior parte dei suicidi si consuma nella fascia d’età tra i 30 e i 39 anni, seguita da quella tra i 20 e i 29 anni.

«Ci sono stati casi di suicidio pochi mesi prima dell’uscita dal carcere», rivela Michele Miravalle, componente dell’osservatorio nazionale di Antigone. Stando al report dell’associazione, inoltre, molte persone che si sono tolte la vita erano ancora in attesa di giudizio. Dodici suicidi avvenuti quest’anno, poi, sono avvenuti dopo brevi permanenze in carcere e “nella maggior parte di questi casi le persone erano affette da patologie psichiatriche”. Quello della salute mentale in carcere può definirsi un’emergenza. «Il problema della salute mentale forse è la grande emergenza del carcere di oggi in Italia», evidenzia Miravalle spiegando che «il 40% delle persone detenute fanno uso sistematico di psicofarmaci». Il carcere, aggiunge «non ha strumenti per affrontare molte di queste situazioni perché c’è un’emorragia di personale professionale sanitario e di operatori di salute mentale che sistematicamente mancano e quindi, spesso, si ricorre allo psicofarmaco senza poter fare null’altro».


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